Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La storia dell’alpinismo a Bassano si svolge in tre fasi: la prima va dalle origini alla Grande Guerra, la seconda comprende gli anni del fascismo, la terza abbraccia il secondo dopoguerra fino ai nostri giorni. Le origini vanno rintracciate nelle iniziative dell’alpinista irlandese Johnn Ball, primo presidente dell’Alpine Club, che intorno al 1860-70 aveva fatto di Bassano la sua base logistica per le esplorazioni sulle Alpi Orientali (fig.1)

1CAIBassano

1. CAI-Bassano. Escursione al Monte Bernina (mt 4050), luglio 1871 (Illustre bassanese, n. speciale Cai Bassano).

(Ball aveva sposato Elisa Parolini, figlia del naturalista Alberto Parolini), escursioni che certamente coinvolsero i primi appassionati della città. Dobbiamo far risalire al 1892 la nascita del Club Alpino Bassanese, che costituirà per il trentennio successivo il punto di riferimento fondamentale per l’alpinismo cittadino. Il Club, che rimane autonomo rispetto al Club Alpino Italiano, sorge per iniziativa di alcuni esponenti della borghesia liberale - Luigi Vinanti primo presidente, Andrea Balestra, Giovanni Jonoch, Francesco Vendramini - e si caratterizza sia come centro tecnico-organizzativo, sia come fulcro di alcune importanti iniziative, quali, ad esempio, la costruzione nel 1897 del rifugio Capanna Bassano sulla cima del Grappa. I 43 promotori saranno subito affiancati da molti altri aderenti, che in breve tempo porteranno il sodalizio a contare circa 150 soci[1]. Questa fase iniziale vede la presenza non solo dell’elemento sportivo in senso stretto, ma anche di quello culturale, data la significativa partecipazione di molti naturalisti, che guardano alla montagna come luogo primario di possibili scoperte scientifiche. Vanno comunque registrate in questo periodo le importanti ascensioni di Eugenio Pagan su Nuvolau, Tofana, Cristallo, Sorapiss, Antelao e Pelmo (1905); di Francesco e Giuseppe Gasparotto su Cima Tosa, Croz dell’Altissimo, Campanile Alto e Campanile Basso del gruppo del Brenta (1910); di Francesco Gasparotto, Marino Reatto, e Luigi Tomasi sul Cervino (1911)[2]. Subito dopo la guerra prevale l’idea di aderire al CAI. Si chiude l’epoca dell’alpinismo-naturalismo e comincia a farsi strada l’alpinismo puro; un cambiamento che avverrà soprattutto nel decennio 1922-32 e che avrà come suo significativo rappresentante l’ex ufficiale degli alpini Lino Benetti. A lui si affiancheranno Giovanni Comis, Gigio Gobbi, Giuseppe Wipflinger, Giovanni Lorenzoni, Ugo Cimberle, Francesco Bonfanti, Isidoro Poletto. Questi e molti altri, che non è possibile ricordare qui, effettueranno escursioni su decine di vette importanti, tra cui il Monte Bianco, l’Adamello, l’Ortles, la Marmolada. Il decennio successivo assisterà ad un parziale ritorno della precedente concezione anteguerra, con una prevalenza per l’escursionismo meno impegnativo[3] (nel frattempo - 1927 - attraverso una scissione del Club Alpino Bassanese, era nata l’Unione Escursionisti Bassanesi per opera di Aleardo Lorenzoni)[4]. La terza fase dell’alpinismo bassanese comprende gli ultimi sessant’anni e vede il protagonismo di molti scalatori impegnati anche nelle ascensioni di VI grado (Antonio Marchesini e Carlo Zonta). Sono di questo periodo - anni Cinquanta-Sessanta - anche le arrampicate sul “molto difficile” di Nico Gusella, Giovanni Ferracin, Francesco Beltramello, Luigi Castellani, Antonio Marchiorello. Sempre in questi anni l’attività collettiva ripete le esperienze del decennio 1922-32, ripercorrendo itinerari di grande impegno dal Mangart al Monte Bianco. Si afferma anche lo Sci-alpinismo promosso da Luigi Vinanti. Nel decennio successivo verrà attivata anche una scuola di alpinismo con numerosi corsi di vari livelli di difficoltà[5]. Va pure accennato il sorgere, all’interno del Patronato San Giuseppe (ora Centro Giovanile), del “Gruppo della Montagna”. Nato nel 1952 ad opera di un gruppo di giovani appassionati, diretti da Guglielmo Bordignon e Giorgio Faccio, ha raccolto nei decenni successivi l’adesione di molti giovani dando vita a numerose iniziative ed escursioni che hanno consentito lo sviluppo dell’amore per la montagna. 

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