Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Questo paragrafo è stato curato da Francesco Cozza [1]
Gina Fasoli, eminente storica locale dello scorso secolo, nel suo incipit al capitolo La Storia[2] affermava «…la storia civile e politica e la storia urbanistica di Bassano cominciano con la fondazione di quella chiesa [pieve di Santa Maria Assunta] e con il suo incastellamento,…», tracciava poi per l’altomedioevo un profilo storico basato sull’ampia storiografia nota per l’epoca, ma privo di riscontri materiali sul territorio ad esclusione dei toponimi e delle dedicazioni di chiese ed oratori (San Donato, San Giorgio e San Michele), allora considerati sicuri indicatori di relazioni con il passaggio dei Longobardi, comandati dal forte re Alboino, nel loro trasmigrare, tra il 568 e il 569, dal Friuli a Milano e Pavia. Or bene, questo iato documentario sul piano dei riscontri materiali, evidente in quel momento per il territorio bassanese, si è venuto progressivamente riducendo grazie all’azione di tutela archeologica che la Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Veneto ha attivato, in modo consistente a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, su tutto il territorio di competenza. Così le indagini archeologiche degli ultimi lustri, condotte non più solo come sporadiche segnalazioni di emergenze sul terreno, ma anche come vere e proprie ricerche programmate o come interventi di tutela preventiva, hanno fornito una nuova messe di dati archeologici la cui elaborazione storico-scientifica, basata anche sui risultati ricavabili dalle analisi di laboratorio effettuate su campioni di terreno e su frammenti lignei, viene ad arricchire le nostre conoscenze sul territorio. E’ il caso delle ricerche archeologiche condotte nell’ultimo decennio nei territori comunali di Cartigliano, Cassola, Mussolente, Romano d’Ezzelino, Rosà, Rossano Veneto e Tezze sul Brenta, facenti parte del comprensorio bassanese e di fatto inseriti nell’agro centuriato di epoca romana denominato, dagli storici moderni, centuriazione di Cittadella-Bassano; i risultati di queste ricerche sono stati esposti e ampiamente trattati nel recente volume dal titolo Nelle campagne della Rosa[3]. Mentre invece per le nuove conoscenze storiche, mutuabili attraverso i dati archeologici, di quel centro abitato che, posto allo sbocco in pianura della valle del Brenta, a partire dal 1085 verrà indicato come Bassano, ci vengono in aiuto le ricerche archeologiche preventive condotte nell’ultimo decennio nell’ambito del tessuto urbano del suo centro storico (fig.1).

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1. Il centro storico di Bassano con l’ubicazione dei recenti cantieri di scavo archeologico. 
(A – cortile dell’Ortazzo; B – casa canonicale; C – casa Fraccaro; D – cittadella della Giustizia), alcuni dei rinvenimenti di età romana (F – Via Marinali; G – Margnan) e percorso centuriale (E).

A partire dal 2001 e poi nel 2004 una serie di interventi edilizi manutentivi eseguiti nell’ambito del castello degli Ezzelini, detto anche superiore, furono condotti sotto la sorveglianza archeologica relativamente allo svuotamento dei depositi interni alla torre di Ser Ivano ed alla formazione di trincee per la posa di condotte fognarie sull’esterno della cortina muraria ovest; mentre all’interno del cortile dell’Ortazzo fu eseguita una vera e propria verifica stratigrafica preventiva[4](fig.1a). Quest’ultimo ambito di indagine, limitato in estensione e in profondità alle dimensioni della fossa per orchestrali da realizzare (m 6,50 x 18 x 1,70 di profondità), ha restituito la presenza di una serie di strutture murarie e pavimentali riconducibili a tre differenti fasi d’uso. La più antica di esse, testimoniata da strutture murarie e relativi livelli pavimentali argillosi, si può collocare in base ai reperti ceramici alla fine del ’200 e il primo ‘300; è da osservare comunque che in uno strato connesso con uno dei muri rinvenuti, quello che conservava una soglia di porta, sono stati rinvenuti frammenti di laterizi di tipo romano. Successivamente nel corso del 2008[5] in occasione dei lavori per interventi statici alla Casa canonicale, posta all’interno del castello superiore nel suo apice nord (fig.1b), è stata rinvenuta una moneta di bronzo – si tratta di un follis centenionale della zecca di Costantinopoli - di Costantino I il Grande databile al 330, ultimo periodo del suo impero (306-337 d.C.). Essa si trovava in uno strato di riempimento di una grande buca, purtroppo non indagata perché posta ad una quota inferiore a quella di progetto, costituito da una matrice mista di limo, sabbia e ghiaia con grumi di malta e frammenti di laterizi. Questo ritrovamento monetale è assai importante perchè fissa un termine cronologico prima del quale è testimoniata, negli strati sottostanti, una precedente attività antropica per la presenza di frammenti laterizi e ossei. E’, in altri termini, la testimonianza sicura di una frequentazione antropica sul colle di Bassano proprio negli anni durante i quali - a seguito dell’editto di Milano del 313 d.C., che imponeva la tolleranza religiosa - si è aperto il processo di cristianizzazione anche nei territori della Decima Regio ad opera di uno sparuto manipolo di evangelizzatori quali Ermagora e Teodoro ad Aquileia, Prosdocimo a Padova, Vigilio a Trento e Zeno a Verona, assecondati da un sempre maggior numero di anonimi uomini di fede; la stessa titolazione, a Santa Maria Assunta, della pieve ivi presente ci porterebbe alla tradizione paleocristiana, anche se nei documenti d’archivio è citata solo a partire dal 998 d.C., una mirata indagine archeologica nel sedime su cui insiste la chiesa potrebbe dirimere la questione. Ulteriori manomissioni del terreno del cortile, sviluppate in trincea per la posa di canalizzazioni, hanno confermato la destinazione a cimitero dello spazio interposto tra la casa canonicale e il fianco nord della pieve a partire da un momento imprecisato, ma comunque antecedente al secondo millennio, e fino al XIII secolo. A questo periodo si riferisce una moneta databile al 1251-1269. trattasi di un denaro scodellato della zecca di Aquileia attribuibile a Gregorio da Montelongo Patriarca di Aquileia e abile legato pontificio che nel 1248 sconfisse l’imperatore Federico II nella battaglia di Parma, rinvenuta in un riempimento detritico contenente frammenti di malta e di laterizi prodotti da un’azione di demolizione di strutture murarie. Ed è proprio in questo secolo che il Comune acquista da privati piccoli appezzamenti di terreno posti in cimiterio o ad cimiterium ecclesie[6] probabilmente per spostare l’area cimiteriale a sud della chiesa e dare così spazio agli interventi edilizi, le cui tracce archeologiche sono contenute negli strati che coprono il livello superiore delle sepolture mentre le corrispettive fasi in elevato sono in parte leggibili sulle murature esistenti[7]; queste imprese edilizie si svolgono per tutto il XIII secolo e sono legate ad una politica di rafforzamento delle strutture difensive cittadine e in particolare della pieve nel cui ambito trovarono spazi sicuri una serie di canipe, prima con gli Ezzelini e poi durante il protettorato di Padova[8]. Per le deposizioni dell’area cimiteriale sono state riscontrate due fasi sovrapposte e complessivamente sono state indagate quindici sepolture di inumati - tutte prive di corredo e variamente orientate con preponderanza per la direzione est-ovest (testa ad ovest) - alcune delle quali erano sicuramente dotate di cassa lignea per la presenza di chiodi nel terreno. Altre interessanti evidenze archeologiche di presenza antropica altomedievale e di successive attività edilizie, collocabili nei secoli XII-XIII, sono emerse dagli scavi eseguiti nel cortile di casa Fraccaro che si ubica in via Bonamigo nell’angolo sud-est dello slargo prospiciente il castello superiore[9](fig.1c). Gli approfondimenti stratigrafici hanno messo in evidenza un primo substrato antico di frequentazione contenente materiali ceramici e manufatti di selce riferibili ad un orizzonte cronologico corrispondente all’età del Bronzo (vedi supra Bianchin) sul quale si impostavano, incidendolo, varie buche delle quali quelle più larghe e profonde contenevano pali infissi verticalmente, mentre altre più piccole (diametro 5-8 cm) erano sparse all’interno dell’area delimitata dalle cavità più grandi. La disposizione planimetrica di tali cavità identificava uno spazio quadrato, con lati sviluppati per quattro metri, nel cui angolo sud-ovest si trovava una cavità circolare più ampia colmata da grossi ciottoli; si è ipotizzato che uno spazio così delineato possa essere l’impronta di una porzione di fondo di capanna la cui grande buca angolare (m 1,20 x 1,40) aveva la funzione di silos per le derrate alimentari[10]. Questo primo impianto, costruito in alzato con materiali deperibili, viene poi meglio strutturato con l’utilizzo di ciottoli, coesi con limo, e legno che vengono a costituire i primi apparati murari a tecnica mista ai quali fa riscontro all’interno del vano un livello di calpestio costituito da un battuto di limo. Queste sia pur ridotte evidenze strutturali sono testimonianze materiali di una frequentazione abitativa dell’area settentrionale del colle, collocabile nell’ambito cronologico dell’Altomedioevo, alla quale seguirono altre fasi d’uso più consistenti e meglio conservate. Infatti nei livelli soprastanti si è potuta documentare una più strutturata fase abitativa costituita da murature composte da ciottoli con residui di malta che nel loro insieme planimetrico sono interpretabili come ambiti murari di una casa torre all’interno della quale è stato rinvenuto un focolare domestico, quadrangolare in laterizi, con relativo piano d’uso circostante di matrice argillosa[11](fig.2).

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 2. Bassano del Grappa, cortile di casa Fraccaro. Scavo 2011.
Vi si leggono, al centro, i resti della struttura quadrangolare in laterizi di un focolare domestico del XIII -XIV secolo.

Questa fase abitativa, che è stata evidenziata anche dalla vicina presenza di altre strutture, si può collocare sulla base dei rapporti stratigrafici e dei materiali datanti in un arco cronologico compreso nei secoli XII-XIII e precede la costruzione della gotica casa Fraccaro la cui facciata interna presenta un orientamento leggermente divergente rispetto al lato lungo della casa torre sopra la quale poggia, in parte, le sue fondazioni[12]. Sempre nel corso del 2008 è stato condotto un intervento di tutela archeologica preventiva nella vasta area dell’ex carcere della Madonnetta, prospiciente via Marinali, dove troverà sede la nuova cittadella della Giustizia[13](fig.1d). Anche in questo ambito urbano, nonostante le numerose manomissioni del terreno operate nel corso dei secoli e legate alla continua evoluzione del vivere cittadino, si è riusciti a documentare la sicura frequentazione abitativa stabile a partire dall’età tardo-antica (IV-V sec. d.C.). A questo orizzonte cronologico si possono infatti ascrivere una copiosa serie di evidenze strutturali, alcune riscontrate solo in negativo, messe in luce dalle indagini stratigrafiche nella parte settentrionale dell’area; tra esse le più numerose sono rappresentate da buche molte delle quali erano destinate a contenere pali verticali con l’aiuto di inzeppature di pietra e terra. L’attenta lettura e interpretazione dei vari elementi fisici ha permesso la ricostruzione in pianta di uno spazio chiuso delimitato dall’allineamento di buche di palo conformato a rettangolo (lungo m 10 con i lati corti arrotondati); l’interno è risultato essere suddiviso in tre ambienti separati da tramezzi lignei testimoniati da canalette incise sulla terra (fig.3).

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3. Bassano del Grappa, via Marinali. Area della nuova cittadella della Giustizia.
Proposta ricostruttiva della pianta di una capanna lignea e della sua divisione interna in base agli allineamenti delle buche di palo.

La funzionalità di questo spazio chiuso è quella di una capanna di tipo abitativo (la cosiddetta longhause) comprovato dalla grandezza dello spazio (circa 60 mq), dalla ripartizione in vani funzionali e maggiormente dalla presenza di una sepoltura di infante[14]. Una ulteriore prova di vita domestica sono i silos, contenitori agro-alimentari, rinvenuti a poca distanza e caratterizzati da una struttura interrata con pareti in ciottoli assemblati a frammenti di laterizi di tipo romano e legati da limo mentre il fondo era chiuso solo da frammenti di laterizi (fig.4).

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 4. Bassano del Grappa, via Marinali. Area della nuova cittadella della Giustizia.
Silos contenitore agro-alimentare, sezionato e dopo lo svuotamento.

I marcatori cronologici ci informano che questa parte abitata viene abbandonata nel VI-VII sec. d.C. forse a seguito di un incendio, mentre più tardi dopo un periodo di abbandono riparte l’occupazione nella zona nord-occidentale dove si sono messi in luce i resti di tre capanne lignee alle quali si attribuisce un periodo di vita compreso tra il IX e il X sec. d. C[15] . Anche in questo ambito cittadino saranno le riqualificazioni urbanistiche duecentesche a dare un volto nuovo al tessuto urbano sconvolgendo e obliterando quello che era stato l’ambiente di vita nei secoli bui dell’Alto Medioevo e del quale abbiamo potuto rischiarare alcuni momenti.

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