Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Giusto Bellavitis, (fig.1)

1RitrattoBellavitis

1. Ritratto Giusto Bellavitis. Litografia, Bassano del Grappa, Museo  Biblioteca  Archivio, Inc.Bass. 1986. Giusto Bellavitis (1803- 1880), con Giambattista Brocchi e Alberto Parolini è una personalità importante, a livello europeo, della cultura scientifica bassanese dell’Ottocento.

accanto a Giambattista Brocchi e Alberto Parolini è una personalità importante, a livello europeo, espressa nell’Ottocento dalla cultura scientifica bassanese. Nacque il 22 novembre 1803 dal conte Ernesto e da Giovanna Navarrini. Per le difficoltà economiche in cui si trovava al tempo la nobile famiglia, il padre aveva accettato un posto di ragioniere municipale in Comune e fu lui che, senza mandarlo nelle scuole pubbliche, impartì al figlio l’istruzione, trasmettendogli la passione per la matematica e l’amore per il sapere. Giusto, da autodidatta, s’impadronì di conoscenze enciclopediche approfondendo non solo le discipline scientifiche, dalla matematica all’astronomia, alla chimica, alla fisica, alla mineralogia, all’idraulica, alla geodesia, alla meccanica, alla gnomonica, ma anche la letteratura, la filologia, la storia, la filosofia e riuscendo ad apprendere, oltre alle lingue classiche, greco e latino, anche il francese, il tedesco, lo spagnolo, il russo e altre più rare. Mancando di mezzi per procurarsi i libri, trascrisse interi vocabolari di lingue classiche e moderne e, annotandoli e commentandoli, decine e decine di testi con preferenza di quelli di matematica e algebra da Cartesio a Rolle, di Lagrange, di Laplace e di Gauss. Privo di un qualsiasi titolo di studio, non avendo mai sostenuto esami pubblici per conseguirlo, non poté intraprendere una via professionale e nel 1823 accettò un impiego presso gli uffici comunali con la prospettiva di continuare l’attività del padre in qualità di ragioniere; lavorò per anni senza alcuno stipendio come tirocinante e solo nel 1832 venne regolarmente assunto come cancellista con un modesto compenso. Mantenne questo incarico fino al 1840 e coltivò contemporaneamente gli studi matematici, tenendosi anche in contatto con i professori dell’Università di Padova, alla quale cercò più volte di iscriversi senza trovarne la via. Il Bellavitis cominciò appena ventenne a pubblicare i suoi studi: del 1824 è la sua prima opera Cenni sopra alcuni cangiamenti nelle macchine a vapore stampata sul ‹‹Giornale di Treviso››. La sua produzione raggiunse complessivamente le 212 opere pubblicate, nelle quali si rispecchia la sua genialità e la sua vasta cultura non solo nel campo scientifico ma anche in quello letterario, filosofico, storico, sociale e perfino pedagogico-didattico. Quasi del tutto inedito è il ricco epistolario che documenta le relazioni intrattenute anche con gli uomini di scienza del suo tempo (particolarmente interessante il carteggio con il matematico padovano Carlo Conti): il Bellavitis stesso fece gli indici delle materie da lui trattate nelle sue lettere. Nel 1835 egli diede alle stampe il Calcolo delle equipollenze dove esponeva un’originale metodologia di analisi geometrica, lavoro che lo rese famoso in tutta Europa. Fu grazie al crescendo dei prestigiosi apprezzamenti che venivano da ogni parte che il governo austriaco nel 1840 lo nominò membro effettivo dell’Istituto veneto di Scienze Lettere ed Arti con l’assegnazione di una pensione annua. Nello stesso 1840 a Bassano egli partecipò, insieme con Jacopo Ferrazzi, Alberto Parolini e Giambattista Baseggio, alla fondazione del Gabinetto di lettura, di cui divenne il primo segretario. Nel 1841 ottenne l’incarico di ricoprire la cattedra di matematica nel liceo di Vicenza prima come supplente e l’anno dopo come docente titolare. La condizione economica più agiata e tranquilla, così raggiunta, gli diede la possibilità di sposarsi con Maria Barbara Cecilia Tavelli. Dopo il matrimonio celebrato nel 1842, i due sposi si trasferirono a Vicenza dove, l’anno dopo, nacque il figlio Ernesto. Nel gennaio 1845 fu chiamato a occupare il posto di docente di geometria descrittiva all’Università di Padova e nell’agosto del 1846, con il conferimento della laurea honoris causa in matematica e filosofia, fu regolarizzata la sua posizione di professore universitario. Con questo riconoscimento incominciò la sua carriera accademica che proseguì in rapida ascesa. Poco dopo fu nominato Ispettore della Scuola Superiore di Venezia. Nel 1850 venne affiliato alla prestigiosa Società Italiana dei Quaranta e, sia prima che dopo questa data, fu richiesto come socio di importanti accademie per la chiara fama, ormai acquisita, di essere uno dei più grandi matematici viventi; l’Accademia dei Lincei lo annoverò tra i suoi membri nel 1879. Accanto all’attività didattica, sempre copiosa si mantenne la produzione di scritti non solo scientifici, ma anche di quelli riguardanti molti campi dello scibile umano. Il 3 novembre 1866 fu nominato Rettore Magnifico della sua Università e nello stesso anno Senatore del Regno di un’Italia a cui era stato appena annesso il Veneto: fu questo il giusto riconoscimento per il patriottismo e lo spirito liberale che aveva manifestato fin dalla giovinezza. Nel 1867 ebbe la cattedra di algebra complementare che tenne fino alla morte improvvisa avvenuta la sera del 6 novembre 1880 nella sua abitazione di Stroppari di Tezze, dov’era tornato dopo una giornata patavina trascorsa a esaminare diversi studenti: colto da malore o forse, più semplicemente scivolando sulla scala di casa cadde provocandosi una ferita mortale alla testa. La sua salma fu sepolta nel cimitero di Padova. Bassano onorò in vario modo la memoria dell’illustre scienziato: a lui dedicò la via, prima chiamata della Pescheria Vecchia, vicina alla sua casa natale, sulla cui facciata venne murata una lapide commemorativa; gli intitolò le Scuole Tecniche Comunali, che avevano sede nel Castello degli Ezzelini; fece collocare un suo busto accanto a quelli dei concittadini famosi nel Museo Civico, dove venne acquisito anche il suo ritratto in un medaglione in gesso di G. Rizzo. Il nome del Bellavitis rimane a titolare la scuola anche dopo che, con la riforma degli anni ’60 del Novecento, è diventata scuola media. L’avvocato Valentino Berti, assessore anziano del Comune di Bassano, ai funerali nella chiesa di Tezze, così rendeva omaggio al concittadino: ‹‹Giusto di nome, d’opere - tempra imperterrita - anima privilegiata che provasti quanto vale forte intelletto aiutato da ferma volontà - noi ti rendiamo l’estremo vale››. Sono parole ricche di quell’enfasi che tanto piaceva nell’Ottocento, che però ben sintetizzano gli straordinari valori del personaggio e quasi lo additano ad esempio.

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