Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Lungo le rive del Brenta e sui canali di derivazione, come pure lungo i torrenti che scendevano dalle montagne, sorgevano numerosi mulini idraulici, in parte dedicati alla macinazione del frumento ed in parte a numerose attività manifatturiere. Parecchi di essi appartenevano a patrizi o cittadini veneziani: era il caso dei mulini Correr nel borgo di Margnan, dei mulini Priuli sotto Castello, dei mulini Cappello, posti sull’imboccatura della rosta Rosà e, passando sulla riva vicentina del Brenta, dei mulini dei Molin, dei Formenti e poi dei Veggia; altri invece erano proprietà di famiglie bassanesi, che legarono ad essi i loro nomi, come avvenne con il mulino dei Ronzoni in Angarano. Si trattava, in tutti questi casi, di impianti di notevoli dimensioni per l’epoca, azionati da più ruote idrauliche, la cui gestione veniva spesso suddivisa tra più affittuari. Del resto i canoni di affitto erano molto elevati e potevano raggiungere i tre-quattrocento ducati all’anno alla fine del sedicesimo secolo, ma i loro proprietari soggiacevano a ingenti spese di riparazione rese necessarie dalla violente piene del Brenta. I danni recati dalle brentane contribuirono ad aggravare le difficoltà di Polo Priuli nel 1583 e proprio per assicurarsi una pronta riparazione delle opere di canalizzazione Domenico Contarini stipulava nel 1676 un vero e proprio contratto di assistenza con due falegnami, che in cambio di 22 ducati all’anno si impegnavano a riparare le prese d’acqua e le paratie del suo mulino non appena la piena avesse cominciato a defluire[120]. I mugnai si raccoglievano in una associazione che si distingueva da tutti gli altri corpi di mestiere bassanesi per la particolarità di accogliere lavoratori operanti su entrambe le rive del Brenta, quella bassanese e quella vicentina. Si trattava però di un’associazione di carattere informale e non riconosciuta ufficialmente dal Comune e dalla Repubblica. 

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