Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La manifattura di ormesini impiantata alla fine del Cinquecento da Bernardo Vertema e proseguita in seguito dai fratelli Brocchi ebbe, come s’è visto, vita relativamente breve. Probabilmente restò vittima della depressione che all’inizio del Seicento colpì la tessitura di drappi leggeri in seta in tutta la Terraferma, una crisi verosimilmente dovuta ad un calo della domanda tedesca e fiamminga di questi prodotti. Le rare notizie che si possono ricavare dagli atti notarili sulla tessitura nel corso del diciassettesimo secolo si riferiscono a lavorazioni di basso livello qualitativo, destinate ad una circolazione per lo più locale e alle botteghe dei merciai piuttosto che ai magazzini dei drappieri. Era il caso, ad esempio, dei fazzoletti in misto seta che Francesca Quaresima doveva confezionare con il telaio portato in dote nel 1628 al marito Antonio de Crede, tessitore di tela[101]. Ancora nel 1725 il podestà Zaccaria Bembo riferiva che nel centro urbano si fabbricavano pochi tessuti in seta, non per l’esportazione, ma direttamente su ordine di privati cittadini che li facevano confezionare per il proprio uso[102]. A metà Settecento, quando il podestà di Bassano procedette su richiesta dei Cinque Savi alla Mercanzia ad un censimento dei tessitori di drappi in seta e misti residenti nel centro urbano, la situazione era cambiata[103]. Venne rilevata la presenza di 33 telai ripartiti tra 12 tessitori, alcuni dei quali, come Bernardo Zanetto che disponeva di 5 telai e Bassan del Bello o Giambattista Zanchetta che ne possedevano 4 a testa, dovevano avere alle loro dipendenze numerosi lavoranti e garzoni. Tab.8. Con questi strumenti confezionavano per lo più tessuti misti nei quali la seta di seconda scelta o cascami - la bavella e il filesello – era accostata al filo di lana, di lino, di cotone e in qualche caso addirittura alla più rustica canapa. E se qualche artigiano si dedicava a lavorazioni più complesse e di maggior pregio, come la tessitura di rasi e broccatelli, anche in questi casi non utilizzava solo seta pura e di buona qualità, ma mischiava ordito e trama di filati diversi. Alla produzione di drappi si affiancava quella di fazzoletti in seta e in filesello, capi questi ultimi presenti nel corredo di molte spose di campagna, e pure coperte realizzate in bavella mista a lino. Ma nel complesso la tessitura di seta nel bassanese a metà Settecento si presentava come una realtà produttiva di secondaria importanza, che sopravviveva all’ombra dal grande sviluppo della torcitura e dell’esportazione di filati, senza poter reggere il confronto con la fiorente manifattura di Vicenza, la più importante della Terraferma veneziana, che a fine Settecento giunse a contare oltre 900 telai[104].

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