Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La lavorazione della lana era la più importante attività manifatturiera della Bassano cinquecentesca e, come indicano le liste usate per ripartire l’imposta dei galeotti nel 1646, ancora alla metà del Seicento restava uno dei principali settori di impiego per gli abitanti del centro urbano. Nonostante il ruolo centrale svolto dal lanificio nell’economia urbana di questo periodo, stabilire il livello e le variazioni della produzione nel corso del sedicesimo e diciassettesimo secolo si presenta come un compito assai difficile. La perdita quasi completa dell’archivio dell’arte della lana costringe infatti a rivolgersi ai fondi delle magistrature veneziane competenti in materia economica, relativamente poveri di informazioni sino agli inizi del Settecento, e alle notizie frammentarie che si possono ricavare dagli atti notarili e dall’archivio antico del comune. Mancano, in particolare, dati precisi sul numero e sul tipo di pannilana che si fabbricavano a Bassano, al punto che per i primi due secoli dell’età moderna si dispone ad oggi di una sola stima sull’ammontare della produzione, le 3.050 pezze di panni confezionate nel corso del 1601.[45] Se i tempi e i ritmi della crescita del lanificio bassanese nel Cinquecento in larga parte ci sfuggono, si può comunque ritenere che essi non siano stati molto diversi da quelli sperimentati dagli altri centri tessili della fascia pedemontana, Arzignano, Valdagno, Schio e Marostica nel Vicentino, Crespano e Cavaso nell’Asolano[46]. I decenni centrali del secolo furono un periodo d’intensa crescita per queste aree, come pure per la manifattura urbana di Vicenza, che dopo la metà del secolo raggiunse e superò i livelli minimi di produzione che aveva toccato nel corso del Quattrocento[47]. L’interruzione dei commerci tra Venezia ed il Levante causata dalla guerra di Cipro e soprattutto la peste che tra il 1575 e il 1577 si diffuse nel Veneto provocando la morte di 46.000 persone nella sola capitale segnarono la fine di questa fase di espansione[48]. Se Bassano, come pure Vicenza ed il suo territorio, furono solo marginalmente toccati dal contagio, le ripercussioni della catastrofe veneziana si fecero sentire in tutto lo stato. Ad esserne interessato fu soprattutto il mercato del lavoro, con un esodo della manodopera specializzata dalla Terraferma a Venezia, attratta dai salari più elevati e dalle migliori opportunità di impiego e di ascesa sociale che si aprirono nella Dominante. Con conseguenze drammatiche per il lanificio urbano di Vicenza, che subì un rapidissimo tracollo, mentre dal distretto i mercanti dei borghi fecero ricorso numerosi al tribunale dell’arte della lana per denunciare la partenza senza preavviso di lavoratori già vincolati da contratti e anticipi sui loro compensi. Non è certo un caso se in quegli stessi anni i tessitori bassanesi si riunirono in una associazione di mestiere per rivendicare l’aumento dei cottimi pagati loro dai mercanti. Ben presto il loro esempio sarebbe stato imitato dagli altri lavoratori del settore laniero, dando inizio ad un confronto con i mercanti che sarebbe durato per decenni, sino alla peste del 1630 ed oltre, destinato a mettere in luce interessi e conflitti che agitavano la manifattura in una fase determinante per la sua sopravvivenza e prosperità. 

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