Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Le terre da distribuire erano ripartite con un complesso procedimento di misurazione e divisione in grandi appezzamenti quadrangolari, chiamato centuriazione (centuriatio) dall’unità agrimensoria romana di base[24], la centuria, di solito[25] un modulo di 20 actus di lato, pari a m 710,4 (1 actus = m 35,52), con un‘estensione di mq 504.668,16, ovvero di poco più di ha 50. Ogni centuria era delimitata da linee parallele e ortogonali tra loro (limites), corrispondenti a strade, sentieri, fossati, filari di alberi, chiamati secondo l’orientamento kardines (nord-sud) e decumani (est-ovest). Quelli tracciati per primi erano gli assi fondamentali della centuriazione, dato che sul loro orientamento s’impostavano tutti gli altri, ed erano chiamanti kardo maximus e decumanus maximus. Appositi cippi cilindrici o parallelepipedi, definiti “cippi gromatici” nella letteratura scientifica[26], posti all’incrocio di un kardo con un decumanus, contrassegnavano le centurie e ne riportavano la posizione in riferimento al kardo maximus e al decumanus maximus. Il territorio così suddiviso era chiamato ager centuriatus e presentava un armonico disegno geometrico caratterizzato da un susseguirsi di superfici ripartite in lotti d’uguale ampiezza, disposti secondo un reticolato regolare, che in molti casi si è mantenuto fino ad oggi ben visibile sul terreno (il cosiddetto “graticolato romano”). Il territorio di Bassano conserva tracce evidenti degli interventi di centuriazione, tanto da aver attirato l’attenzione degli studiosi già dalla seconda metà del XIX secolo[27]; fin dal 1846, infatti, Ettore Nestore Legnazzi[28] aveva indirizzato le sue ricerche sull’area patavina[29], avvalendosi soprattutto del confronto con Pietro Kandler[30], lo studioso triestino che aveva notato la sostanziale identità fra le centuriazioni di Pola e di Padova. Legnazzi individuò due centuriazioni, una nell’area di Cittadella e di Bassano e una nell’area di Asolo: ritenendo che fossero parte di un medesimo intervento, comprendente tutta l‘area tra Brenta e Piave, le attribuì entrambe al municipium di Asolo[31]. Tale convinzione, come dicevo poc’anzi, rimase radicata nella storiografia - non solo in quella locale[32]- fino al 1940, quando in un approfondito studio Plinio Fraccaro[33] pose in risalto il fatto che la centuriazione a sud di Asolo presentava centurie di actus 21x21, diverse, perciò, non solo dall’uso corrente, ma, soprattutto, dalle centurie della zona di Bassano, che sono di actus 20x20; inoltre le prime sono suddivise in tre strisce rettangolari con il lato lungo allineato sui decumani, mentre le seconde sono ripartite in quattro quadrati (fig.1). Tutto ciò dimostrava che «le due centuriazioni, asolana e bassanese, sono diverse e perciò, con ogni probabilità, appartenevano al territorio di due diverse città»[34], ovvero, rispettivamente, ad Asolo e a Padova: l’area centuriata della zona di Bassano rientrava, quindi, nel municipium patavino. A nord la centuriazione arrivava almeno sino all’odierno abitato di San Vito[35], mentre a sud, come hanno dimostrato nuove ricerche, confortate dal rinvenimento di un cippo gromatico[36], si spingeva oltre la linea delle risorgive[37] fino alla zona di San Giorgio in Bosco, se non oltre[38].
Non sussistono invece dubbi sui limiti orientali e occidentali della centuriazione, che coincidevano con quelli dell’agro di Padova, ovvero con i fiumi Lastego e Musone Vecchio a est e Brenta a ovest[39]. Se il decumanus maximus è concordemente riconosciuto[40] nella via Postumia[41], per il kardo maximus rimangono diverse proposte d’identificazione[42]: il tratto Cittadella-Bassano dell’attuale strada statale (SS 47 Valsugana)[43], oppure “«un’antica strada che corre attualmente quasi parallela alla SS 47 Valsugana e che è ancora individuabile in parte a Nord di Cittadella, fino al Crosarón»[44] o, ancora, una direttrice spostata più ad oriente rispetto alla SS 47, come ritiene Jacopo Bonetto[45] sulla base del ritrovamento nel letto del Brenta di un cippo gromatico originariamente posto all’incrocio fra l’ottavo decumano a sud del decumano massimo (la via Postumia) e il settimo cardine a est del cardine massimo[46]. Difficile appare anche stabilire la data in cui questa grande opera di delimitazione e di parcellizzazione del territorio, che «coinvolse l’intero territorio a nord del municipio di Padova dalla media pianura fino a Bassano»[47], venne attuata[48]: nelle prima metà del I a.C.[49] o, più probabilmente, in occasione della nuova organizzazione del territorio, quando tra il 49 e il 42 a.C. venne istituito il municipium di Patavium[50], anche se non si può escludere che essa rappresenti la testimonianza di un significativo insediamento di coloni avvenuto nella prima età augustea[51].   Nel territorio qui preso in esame le tracce più significative dei cardini e dei decumani si trovano nei pressi dell’abitato di Cassola, presso San Pietro di Rosà, insediamento che coincide con l’angolo di una centuria, e nella parte orientale dell’odierna Bassano, dove persino gli edifici di età moderna sembrano impostarsi sugli antichi limites[52]. Dalla periferia meridionale di Bassano, inoltre, proviene anche un’interessante documento epigrafico relativo a questa centuriazione (fig.2):

buonmopane fig. 2

2. Cippo gromatico della centuriazione di Bassano, I secolo d.C.
Nell’iscrizione si legge: D(extra) d(ecumanum) [X - - - ].

è la parte superiore di un cippo gromatico, rinvenuto probabilmente ancora nel punto originario di collocazione[53]. Nonostante il pessimo stato di conservazione e il fatto che si disponga solo di riproduzioni fotografiche vi si può leggere: D(extra) d(ecumanum) [X - - - ], ovvero l’indicazione di un decumano, il cui numero non si può determinare per la lacuna della lapide, ma che, considerato il luogo di rinvenimento, si può supporre, in via ipotetica, tra il XV e il XVII, posto a destra del decumano massimo, ovvero della via Postumia.

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