«...in Bassano non apparì mai cosa alcuna che possa di sua vecchia origine far la minima fede»[1]. Così nella seconda metà del XVIII secolo, l’erudito bassanese Giambattista Verci (1739-1795), confutando tradizioni popolari e fantasiose teorie di storici locali, che accecati dall’eccessivo amore per il loco natio attribuivano la fondazione di Bassano addirittura ad Antenore, se non a Noé[2], respingeva l’ipotesi dell’esistenza di un qualche insediamento preromano e romano antecedente quello medievale. Accettato in seguito quasi unanimemente questo dato, rimaneva però ben viva la convinzione, basata su una consolidata e talora autorevole tradizione di studi, che il comprensorio ove sorge l’odierna Bassano fosse parte integrante del territorio di Acelum (Asolo)[3]. È quindi merito del grande storico dell’antichità Plinio Fraccaro (1883-1959), che a Bassano del Grappa era nato[4], aver dimostrato con uno studio rigoroso e documentato che in epoca romana il Bassanese costituiva l’estremo lembo settentrionale del territorio (ager) amministrato da Patavium (Padova)[5], là dove i fiumi Brenta ad ovest e Lastego e Musone Vecchio ad est ne segnavano i confini con gli agri di Vicenza e di Asolo[6] (fig.1; tav.2).
1. Centuriazione Bassano-Asolo (da P. Fraccaro, Intorno ai confini e alla centuriazione degli agri di Patavium e Acelum, 1940).
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