Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Con le dimissioni di Angelo Balestra che aveva tenuto cattedra e direzione dal 1858 al febbraio del ’68, la fase storica della Scuola Comunale di Disegno si può considerare conclusa. Già dal 1862 la locale Società di Mutuo Soccorso per gli Artigiani aveva ravvisato la necessità di istituire una Scuola Serale e Festiva di disegno per artigiani e apprendisti che, ovviamente, non potevano seguire i corsi diurni. Le due istituzioni vissero di fatto parallele nel periodo di riorganizzazione scolastica postunitaria (1866-1872) con fasi alterne fino al 1875 quando il Comune decise di riaprire la Scuola di Disegno con la nuova denominazione “Scuola Speciale di Disegno applicata alle Arti e alle Industrie” con corsi diurni, serali e festivi a seconda delle inclinazioni e delle necessità. La stessa nuova denominazione era significativa dell’attenzione data alla crescente specializzazione artigianale e agli albori dell’industrializzazione del territorio. Alla direzione della scuola fu chiamato il maestro Giuseppe Lorenzoni (Bassano 1843-1924) vincitore di concorso, che per cinquant’anni sarà la figura carismatica dell’insegnamento artistico locale. Il Lorenzoni, figlio di falegname ebanista, già ottimo allievo della scuola di disegno di Angelo Balestra e da questi a suo tempo indicato come suo supplente, aveva già prestato servizio nella scuola, a titolo gratuito, come “intagliatore in legno” e iscritto alla Società di Mutuo Soccorso. In precedenza aveva anche frequentato i corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia nel momento in cui era Presidente uscente Pietro Estense Selvatico, insegnante di “Figura” Pompeo Marino Molmenti e di “Paesaggio” Francesco Bagnara completando poi il perfezionamento a Parigi[47]; anche se non fece in tempo a fruire direttamente delle innovazioni del Selvatico, il riflesso di tali teorie deve essergli stato di guida nella sua lunghissima vita professionale e di insegnante di disegno per l’attenzione sempre rivolta ad un’estetica che avesse strettissima relazione col mondo della pratica artigianale, manifatturiera e industriale[48]. Nel segno di questa nuova apertura culturale la produzione del Lorenzoni è vasta e molteplice: nel 1870, il 21 settembre, per i festeggiamenti della presa di Roma con l’amico scultore Giovanni Fusaro allestisce una gigantesca statua allegorica dell’Italia che viene condotta per le vie cittadine; nel 1872 partecipa con numerose opere di ebanisteria e due figure per i palchi di proscenio al radicale restauro del Teatro Sociale; negli anni 1880-1890 eseguì ritratti per importanti famiglie bassanesi: gli imprenditori (fig.20)

20GiuseppeLorenzoni

20. Giuseppe Lorenzoni, Ritratto di Giuseppina De Bortoli Vinanti, 1890 Bassano del Grappa, Palazzo Lugo Vinanti. Si tratta di un suggestivo ritratto esemplare per impostazione e per l’accurata acconciatura caratterizzante la moda anni ’90 dell’Ottocento dettata da Parigi.

Marconi, Ferrari, Vinanti, Nardini, per eminenti cittadini come il sindaco Compostella e il segretario generale Girolamo Fabris, per ecclesiastici di rango come monsignor Domenico Villa e persino per S. S. Pio X, conosciuto al tempo in cui era patriarca di Venezia nel ritiro estivo di Crespano dove pure il Lorenzoni era docente al Collegio Convitto Nazari; nel 1885 è protagonista dell’organizzazione e dell’allestimento della importante “Esposizione Circondariale Artistica Industriale ed Agricola di Bassano” (settembre – ottobre) (fig.21)

21GiuseppeLorenzoni

21. Giuseppe Lorenzoni, Allestimento del Chiostro del Museo Civico per l’Esposizione Circondariale del 1885, da “La Provincia di Vicenza”, supplemento, 25 luglio 1885. Il disegno dimostra la capacità di allestimento scenografico del Lorenzoni.

per la quale realizza un innovativo padiglione di tipo secessionista nel chiostro del Museo e vi viene evidenziato il valore della forma estetica nell’industria seguendo gli esempi di Inghilterra e Francia; parimenti, per l’Esposizione del 1894 idea un ambiente floro-faunistico in viale delle Fosse con padiglioni e un ingresso spettacolare; nel ’95 fornisce un progetto per il completamento del campanile della parrocchiale di Crespano[49]. A questa multiforme e vasta attività di “vero imprenditore culturale”, si accompagnano altri aspetti non meno importanti come la produzione ceramica per la Manifattura Pasquale Antonibon e Figli di Nove per cui fornisce numerosi stampi e crea notevoli ceramiche di gusto dal neobarocco al liberty[50]. In pittura - per la quale aveva istituito uno speciale corso parallelo tra gli insegnamenti della Scuola bassanese – si dedica pure alla particolare pratica delle “miniature gratulatorie” su pergamena o carta pergamenata, uso diffuso tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento in onore di eminenti personaggi o per ricorrenze speciali della buona borghesia; particolare interesse suscitano, oltre ai ritratti in esse inseriti, gli efficaci scorci paesaggistici che animano e puntualizzano il contesto, evidenziando nel decoro liberty l’attenzione e la cura riservata al dato ambientale e naturale[51]. Nella sua lunga e articolata attività didattica[52] Lorenzoni formò e fece crescere una generazione di allievi dotati e capaci che si distinsero nella scuola e divennero poi suoi collaboratori e artisti rinomati: gli ebanisti Giovanni Minghetti di Nove, Aristide Stefani, Giuseppe Baccin (fig.22)

22GiuseppeBaccin

22. Giuseppe Baccin, Veduta della chiesa di San Giorgio Maggiore dalla colonna della Piazzetta, documentata al 1912. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, lascito Valentino Baccin. Allievo di Lorenzoni, insieme al fratello Vittorio, fu valente ebanista.

e Vincenzo Brandestini bassanesi titolari di eccellenti laboratori; il miniaturista Emanuele Mozzi (attivo 1878-1898); Raffaele Passarin (Loreggia (TV), 1862-Bassano 1911) il quale, dopo il perfezionamento all’Accademia di Belle Arti di Venezia con P. M. Molmenti, L. Cadorin e G. Favretto alla morte del padre Antonio, abile ceramista plastificatore, nel 1890 assunse la direzione della manifattura ceramica bassanese di famiglia fondata nel 1882 al Ponte Vecchio; nel 1895 acquista l’immobile di faccia al ponte ristrutturandolo e, tra il 1896 e il 1908 ne decora la facciata con simboli ceramici e allegorie dal liberty all’ art nouveau trasformando la manifattura nella fabbrica del Veneto più aggiornata alle nuove tendenze artistiche europee[53](fig.23).

23RaffaelePassarin

23. Raffaele Passarin, Decorazione della facciata della Manifattura ceramica di famiglia, 1896 – 1908, Bassano del Grappa, Ponte Vecchio, lato est. L’eccezionale decorazione ceramica esterna della fabbrica denota la conoscenza dello stile più aggiornato anche attraverso la partecipazione dell’artista alle più quotate esposizioni internazionali.

Altro allievo l’eccellente Gaspare Fontana (Bassano 1871-1943), assistente del Maestro nel 1904-1905 e collaboratore dal 1903 al 1907 di Giuseppe Gerola nell’impresa di riprodurre e documentare le facciate dipinte bassanesi – servendosi anche dell’innovativo ausilio fotografico – nei modi di una sensibile e accurata interpretazione della Bassano primo Novecento[54](fig.24);

24GaspareFontana

24. Gaspare Fontana, La facciata di casa Dal Corno in Piazzotto Montevecchio, 1904. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, inv. 77. Una delle note tempere riproducenti l’urbs picta bassanese commissionata all’artista dal direttore del museo Giuseppe Gerola come “primo saggio di un completo lavoro di riproduzione di tutte le case affrescate di Bassano” che verrà compiuto nel 1905.

il figlio Antonio (Bassano 1873-Vicenza 1942) cresciuto alla scuola del padre, dopo i corsi all’Accademia di Belle Arti di Venezia si specializza a Firenze e percorre una rapida carriera di docente nella scuola di disegno di Nove e quindi di Direttore della Scuola di Disegno dell’Accademia Olimpica di Vicenza, affiancando all’attività artistica di ritrattista, paesaggista e pittore di interni prove di letteratura artistica[55]. Nel 1898 Antonio collabora col padre ad una delle più significative imprese pittorico-decorative private bassanesi di fine ottocento: la decorazione di palazzo Ferrari di Contrà delle Grazie da poco convertita, dopo l’abbattimento delle mura viscontee (1886 -87), in via XX Settembre (ora viale dei Martiri, 30)[56]. Il palazzo Ferrari, di proprietà dell’imprenditore filandiere Giuseppe Luigi Ferrari (1857-1942) era sorto, tra il 1896 e il ’98 come nuova edificazione sulla demolizione delle preesistenti case Bortolazzi affacciato sull’inedito panorama nord verso la piana, l’imbocco della Valsugana e il corso superiore del Brenta visibile dopo la distruzione delle mura. La parentela di Giuseppe Lorenzoni con la famiglia Ferrari nasce dal matrimonio dell’artista con Luigia Ferrari (1869) cugina del proprietario dei fabbricati ed è quindi conseguente l’impegno profuso nell’opera decorativa dei soffitti del piano nobile e di tutto l’arredo ornamentale della casa che appare imponente ma dotato di gusto e coerenza (fig.25).

25arredocasaFerrari

25. Veduta complessiva dell’arredo originale della sala eseguito da Giuseppe Lorenzoni. Bassano del Grappa, palazzo Ferrari, archivio casa Ferrari. Nella fotografia sono visibili l’affresco del soffitto, il caminetto in calcestruzzo e il pavimento a intarsio ebanistico.

Giuseppe Lorenzoni, con la collaborazione del figlio Antonio nel decoro del soffitto del salone, usa un delicato gusto liberty nelle stanze private e motivi mitologici, zoomorfici e a finto mosaico nella parte di rappresentanza[57]; non si limita all’aspetto pittorico ma investe pure tutto l’arredo ligneo del palazzo dall’intarsio dei pavimenti, ai mobili, alle boiseries con motivi neorinascimentali e si estende alle ringhiere in ghisa dello scalone e dei poggioli e all’uso del calcestruzzo – il nuovo materiale in uso – nel caminetto del salone (1898-1902). Certamente, dopo l’evento di casa Lugo-Vinanti[58] questa è la seconda grande casa bassanese ricostruita ex-novo con grande attenzione alle più recenti teorie e innovazioni di fine secolo[59]. Potrebbe essere del Lorenzoni, ma è un’ipotesi finora non documentata né accertata anche la decorazione tardottocentesca (post 1880) del soffitto, con ampia fascia perimetrale e motivi a grottesca del salone di palazzo Jonoch-Calmonte (fig.26);

26GiuseppeLorenzoni

26. Giuseppe Lorenzoni (attr.), Decorazione del soffitto e fascia perimetrale con motivo a grottesca, 1880 – 1900. Bassano del Grappa, palazzo Jonoch-Calmonte, salone. Palazzo Jonoch di via Pusterla, con casa Vinanti e casa Ferrari, costituisce una preziosa testimonianza di decorazione interna bassanese dalla seconda metà dell’ Ottocento al primo Novecento.

la sontuosa residenza borghese degli imprenditori conciari e fondiari, sorta anch’essa da ricostruzione su stabili precedenti, in riva al Brenta al termine di via Pusterla[60]; l’ipotesi appoggia al paragone con motivi decorativi sia di casa Ferrari, sia dei soffitti del villino al Belvedere inserito nella proprietà del già citato Collegio-Convitto Femminile Nazari di Crespano sia ai documentati rapporti di amicizia di Lorenzoni con la famiglia Jonoch per la quale aveva eseguito un paesaggio nel 1889[61]. Per ipotesi potrebbe essere di Giuseppe Lorenzoni anche la delicata decorazione a tralci, tondi con busti e mascheroni nel soffittino della stanza nord-est al secondo piano di palazzo Bonaguro, al tempo dimora del sindaco Antonio Giaconi-Bonaguro al quale furono dedicate alcune delle pergamene eseguite da Lorenzoni. Uno splendido Ritratto di Giuseppe Lorenzoni, con dedica, datato 1899 (MBAB, inv.370) ci restituisce la sua nobile figura e testimonia dell’amicizia col pittore Alessandro Milesi (Venezia 1856-1945) che, a partire dagli anni ’90, usava trascorrere con la famiglia la tarda estate in città alloggiando “Alla Nave” e frequentando assiduamente il cenacolo culturale e socialmente elitario della Sala Verdi dell’albergo “Al Cavalletto” in Angarano (ora civico 27); durante questi incontri Milesi schizza Quattordici ritratti a carboncino (MBAB, Disegni bassanesi, nn.1332-45) (fig.27)

27AlessandroMilesipoetaVaccari

27. Alessandro Milesi, Il poeta Giovanni Vaccari, 1903.Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Disegni bassanesi, inv. 342.  Il poeta fa parte del gruppo di intellettuali, professionisti e amici di Milesi, durante i soggiorni  a Bassano, che si ritrovava abitualmente nella sala Verdi al Cavalletto di Angarano; il disegno fa parte di una serie di quattordici ritratti a carboncino, biacca e matita, firmati e datati 1902-1903.

degli amici notabili bassanesi eseguiti tra il 1902 e il 1903 recentemente resi noti[62]. Bassano quindi, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, assiste ad un nuovo fervore artistico e imprenditoriale: elemento determinante l’istituzione del Museo Civico con le fondanti iniziali donazioni di Giambattista Brocchi, di Giambattista Roberti, di Pietro Stecchini e di G. Antonio Remondini e in seguito di monsignor Giambattista Sartori Canova, 1850-1853, di Alberto Parolini, 1867, di Giuseppe Riva, 1876 e molti altri cittadini, anche non residenti, meno noti ma non meno meritevoli nella nobile gara di dotare l’istituzione: consuetudine assai civile che, fortunatamente, continua tuttora. In seguito all’annessione all’Italia del Veneto fioriscono in città anche nuove iniziative celebrative: Il monumento a Garibaldi di Giovanni Fusaro (Venezia 1848-1912) (fig.28)

28GiovanniFusaro

28. Giovanni Fusaro, Lapide con bassorilievo a Giuseppe Garibaldi, 1883. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio. Modello in gesso per il bassorilievo in bronzo su base di marmo, eseguito sull’edificio della appena intestata piazza Garibaldi con fondi comunali e di una pubblica sottoscrizione.

costituito da una lapide con busto a bassorilievo in bronzo collocato sulla parete nord del museo nel 1883[63]; Il monumento a Vittorio Emanuele II, re d’Italia, promosso con pubblica sottoscrizione e ideato dallo stesso Giovanni Fusaro nel 1883, la cui collocazione, dopo varie proposte, fu decisa al centro della piazzetta dell’Angelo[64]; Il monumento a Jacopo Dal Ponte, il genio cittadino, voluto da Ottone Brentari ed eseguito dallo stesso scultore Fusaro nel 1893, collocato nell’omonima piazzetta[65]; "La Fontana di piazza Garibaldi", datata 1897, progettata da Daniele Donghi (Milano 1828-Padova 1887) e Carlo Spazzi (Verona 1854-1936) decisa per celebrare la realizzazione dell’acquedotto generosamente donato alla città dal sindaco Antonio Giaconi-Bonaguro col contributo di Antonio Negri e destinata ad essere una delle prime fontane di arredo urbano nel Veneto[66]. Nel primo anno del nuovo XX secolo, lo scultore Enrico Caldana (documentato nel primo decennio) realizza il Monumento a Umberto I re d’Italia, tragica vittima dell’attentato del 29 luglio 1900: la lastra di marmo di Chiampo regge al centro il nobile busto bronzeo aggiudicato allo scultore da una commissione tecnica formata dai due Lorenzoni e Raffaele Passarin[67]. Il progetto più ambizioso fu però quello, caldeggiato dall’arciprete Mons. Giovanni Battista Gobbi, di dotare la città di un "Duomo Nuovo" in sostituzione dell’antica Pieve di S. Maria in Colle da lui giudicata troppo eccentrica rispetto al nuovo sviluppo nord-sud del contesto urbano. Una prima fase di lavori, progetto e fondazioni avviati nel 1908, non senza contestazioni e polemiche, dovuta all’ architetto Vincenzo Rinaldo (Venezia 1867-1927) in stile gotico-veneziano con elementi romanici, si interruppe per mancanza di fondi all’inizio della prima guerra mondiale[68]. A queste opere pubbliche si accostano, nei primi anni del XX secolo, due interessanti decorazioni pittoriche private: in palazzo Lunardi-Balestra (via Gamba, 27) nel salone al primo piano un fregio figurato a riquadri allegorici con gruppi di putti, ispirato forse a motivi e temi del secessionismo monacense, attribuito a Gaspare Fontana e datato 1904-1905[69]; sulla facciata della villa del chirurgo Marino Michieli già in via Marinali (distrutta nel bombardamento del 1945) il pittore castellano Noè Bordignon (fig.29)

29NoeBordignon

29. Noè Bordignon, L’offerta al tempio di Minerva in forma di corteo panatenaico, 1906 – 1907, fotografia. Bassano del Grappa, via Marinali, già facciata di casa Michiel. L’affresco, distrutto nel 1945 da un bombardamento era allusivo alla professione medica del chirurgo proprietario costituendo un raro esempio di decorazione esterna classicistica nel gusto liberty.

(San Zenone degli Ezzelini TV 1841-1920) attivo anche a Bassano e nel territorio, aveva affrescato nel 1906-1907 in modi puristi, due episodi allusivi alla professione medica e un lungo fregio con L’offerta al Tempio di Minerva in forma di corteo panatenaico[70]. I più giovani allievi della scuola di disegno (dal 1890 saranno collocate nello stesso edificio – la sopraelevata ex chiesa di San Giuseppe entro il Castello – la scuola speciale e la scuola festiva) emergono nei primi anni del nuovo secolo: sono Luigi Zortea (Bassano 1879–1950) insigne ceramista, Luigi Fabris (Bassano 1883-1952) eclettica figura d’artista, pittore, scultore, decoratore cui si deve l’intero rivestimento ceramico dell’Hotel Hungaria-Ausonia di Venezia (fig.30)

30LuigiFabris

30. Luigi Fabris, Decorazione ceramica esterna dell’Hotel Hungaria-Ausonia di Venezia-Lido, 1913 – 1916. La vasta decorazione, che ricopre interamente il prospetto, riprende motivi dalla tradizione toscana alla veneta in uno stile tardo secession-liberty e si pone come esempio di decorazione esterna tra i più prestigiosi d’Europa.

e una vasta produzione di porcellane policrome e biscuit[71] e Antonio Baggetto (Bassano 1882-1962) ottimo pittore e insegnante[72], mentre alla conduzione della scuola collaborava Raffaele Passarin e, alla sua morte improvvisa nel 1911, subentravano per concorso Gaspare Fontana e Luigi Fabris assistenti del Lorenzoni che, nel 1910 nella ricorrenza del centenario della scuola, veniva nominato cavaliere «per quasi nove lustri di insegnamento». I nuovi linguaggi estetici, nati dalle Secessioni e dal nuovo concetto universalistico dell’arte tendente ad abolire non solo la rigida divisione tra “arte pura” e arti decorative ma anche il preconcetto tra artisticità e manifattura, avevano prodotto, specie nel nostro territorio, una felice osmosi tra ceramisti, scultori, modellatori e pittori per cui alle frequenti e grandi Esposizioni Nazionali ed Internazionali l’arte locale si collocava in preminenti posizioni. Sempre più affievolito il richiamo di Roma, i punti di riferimento sono ora Venezia, la neonata Biennale Internazionale (1895) e la Fondazione Bevilacqua La Masa a Ca’ Pesaro accanto al fondamentale ruolo dell’Accademia; sempre maggiore richiamo inoltre costituisce Milano, e non solo Brera, ma le molte iniziative artistiche promozionali che incentivano stretti contatti tra industrializzazione e produzione artistica con caratteri propri che si svilupperanno dal liberty all’art decò. A Bassano il primo decennio del Novecento e l’inizio del secondo, coincidono con un periodo di felici iniziative, una sorta di belle époque provinciale, corse di cavalli, feste di beneficenza, passeggiate e scampagnate Alle Acque, la sorgente solforosa scoperta verso il 1850; ma anche l’espansione urbanistica verso est con la costruzione del cavalcavia e i villini del nuovo viale Venezia[73], la ferrovia Bassano-Mestre (1908) col completamento Bassano-Trento (1910), la costruzione delle monumentali “Scuole Mazzini” (1910), la tramvia Bassano - Marostica-Vicenza (1911), le Case Popolari del Quartiere Bonaguro erette in tre lotti tra il 1906 e il ’12, la Società “Pro Bassano” (1914), la costruzione del secondo ponte sul Brenta, il “Nuovo” (1914-1917). Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale la vita scorre relativamente tranquilla fino all’autunno del 1917 quando improvvisamente Bassano si trova in prima linea e viene colpita; i cittadini vengono sfollati, inizia il “profugato”: Fabris e Lorenzoni scelgono Milano. Alla ripresa, nel 1919, la scuola di disegno riapre, ripristinata nelle sue strutture per merito di Gaspare Fontana mentre ad essa si affianca un’iniziativa privata, la Scuola Popolare d’Arti e Mestieri diretta da Antonio Baggetto; il Comune per evitare la concorrenza nomina nuovo assistente Giovanni Zordan e, nel 1923, viene chiamato a collaborare il più giovane ex allievo di Lorenzoni Antonio Marcon (Bassano 1898-Roma 1974). Il direttore Fontana nel 1925 si dimetteva e la guida della scuola fu assunta da Marcon con l’assistenza di Giovanni Zordan e Lorenzo Donazzan; ma, poco dopo, nel 1927 il Comune delibera la fusione della secolare Scuola di Disegno con la nuova Scuola d’Arti e Mestieri che diverrà in seguito l’Istituto Professionale Ferracina[74]

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