Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Dalla primavera del 1944 il massiccio del Grappa era diventato il punto di raccolta e di rifugio per chi non intendeva aderire all’esercito nazifascista e base logistica delle formazioni partigiane della Resistenza dal Piave al Brenta. La reazione, il tragico rastrellamento del 20-21 settembre 1944, sfociò in un’impari battaglia e nella feroce rappresaglia che, oltre alle molte fucilazioni sul posto, provocò la crudele messa in scena dell’impiccagione dei partigiani agli alberi e ai lampioni di viale Venezia, della strada per San Vito e di via XX Settembre, ora “Viale dei Martiri”[87]. A ricordo dell’eccidio, nel 1957 un comitato di ex partigiani decise l’erezione di una lapide memore dei fucilati e degli impiccati, con iscritti i nomi dei martiri, che fu murata sul lato della torre adiacente Porta delle Grazie; una seconda lapide, apposta al fianco settentrionale della Chiesa di San Francesco testimonia che Bassano fu insignita di Medaglia d’Oro alla Resistenza[88]. Altri “monumenti alla memoria” furono eretti negli anni seguenti, dedicati Ai Caduti di tutte le guerre, a San Michele nel 1965 e a Marchesane nel 1978[89] riunendo così nel ricordo del sacrificio le diverse motivazioni. Nel 1946 si stabilisce definitivamente nella nostra città il pittore veneziano Bortolo Sacchi (Venezia 1892-Bassano 1978) artista già affermato a livello internazionale[90]. A Bassano, nella villa suburbana di famiglia, Sacchi aveva già soggiornato periodicamente specie fra il 1937 e il 1945 ma ora vi trasferisce lo studio, il laboratorio e tutto ciò che aveva salvato dal bombardamento dello stabile veneziano. La posizione della villa, appartata sul colle appena oltre la Trinità di Angarano, è il ritiro ideale per un artista elitario e schivo che, nel percorso creativo, aveva già attraversato tutti i linguaggi fondamentali dalle avanguardie storiche alle Secessioni (fig.33),

33BortoloSacchi

33. Bortolo Sacchi, La Straniera, 1928. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, inv. 485. L’artista, stabilitosi definitivamente a Bassano dagli anni’40, porta nell’ambiente locale l’esperienza di una cultura cosmopolita maturata tra Monaco e Venezia con esiti anche di visionarismo.

da un fugace passaggio nel Futurismo a Valori Plastici di Novecento, dalla Metafisica al Realismo Magico. Le presenze continuative alla Biennale di Venezia dal 1920 al 1936 e quindi nel 1948, alla I Quadriennale romana del 1931 e le molte altre importanti esposizioni testimoniano questi fondamentali passaggi con marcata predilezione, negli anni ’40-’46 per un visionarismo onirico di radice simbolico-metafisica. Del periodo bassanese (1947-1978), improntato principalmente al realismo magico sono splendidi ritratti, intensi autoritratti, nature morte e alcune evocazioni veneziane condotte sul filo della memoria e dello straniamento. Particolarmente intensa e interessante la produzione ceramica, specie dell’ultimo periodo, busti, ritratti, figure zoomorfiche e fantastiche che l’artista alternava alla passione per il restauro di dipinti antichi[91]. Altra figura “eccentrica” rispetto al panorama artistico bassanese è un personaggio femminile di spicco: Miranda Visonà (San Martino di Lupari (PD) 1912-Bassano 1989); natura sensibile, dotata per la musica e la pittura, a Bassano dal 1922, inizia studiando con Gaspare Fontana e Antonio Marcon; quindi, affascinata dai dipinti di Sacchi, si trasferisce a Venezia e dal 1934 ne diventa allieva, pur distinguendosi dal maestro per la carica cromatico-materica e fantastica, specie nelle opere degli anni ’40; alterna frequenti soggiorni bassanesi e veneziani, espone a Padova, a Milano, a Venezia alla Bevilacqua La Masa e alla XXIII Biennale del 1942. Dagli anni ’50 la pittura di Visonà percorre nuove vie, verso l’astrazione, la scomposizione formale, lo spazialismo strutturale, allontanandosi dal visionarismo di Sacchi con opere di grande carica esistenziale[92](fig.34).

34MirandaVisona

34. Miranda Visonà, Alfabeto di Schumann,1957. Bassano del Grappa, Museo biblioteca Archivio, inv. 407. La pittrice, educata precocemente alla musica e all’arte, dopo l’incontro con Marcon e con Sacchi, volge ad una personalissima interpretazione spirituale dell’astrattismo.

Anche se non propriamente bassanese è tuttavia un artista del nostro territorio Mario Venzo (Rossano Veneto 1900-Gallarate (VA) 1989) (fig.35)

35MarioVenzo

35. Mario Venzo, Mele, pere e frumento, 1936. Bassano del Grappa. Museo Biblioteca Archivio. Nel periodo parigino (1925-40) a contatto con l’elitario panorama internazionale oltreché con gli Italiens de Paris, pone attenzione alla contemporanea evoluzione pittorica dal secondo impressionismo all’espressionismo.

che, conseguito il diploma ai corsi liberi di pittura all’Accademia veneziana, nel 1925 si trasferisce a Parigi dove rimane fino al 1939. L’inserimento e la frequentazione a Montparnasse del gruppo degli “Italiens de Paris” (De Chirico, Savinio, Severini, Campigli, Paresce, Tozzi, De Pisis) non lascia tracce evidenti nella pittura di Venzo, obbligato a dipingere soggetti convenzionali per sostentamento, ma guarda piuttosto ai pionieri dell’espressionismo, a Cézanne, Van Gogh e Gauguin sul filone dei quali consegue i primi successi alle mostre parigine. La vocazione religiosa, fortemente sentita al rientro in Italia, sfocia nel 1941 con l’entrata nel Noviziato della Compagnia di Gesù di Lonigo con mansioni di “laico” e nasce “Fratel Venzo”. Gli intelligenti Gesuiti, poco dopo, ne apprezzano l’arte, volta ora quasi esclusivamente a nature morte, paesaggi e intensi soggetti sacri in cui un raffinato ma violento senso veneto del colore e una costruzione espressionistica della forma costituiscono la cifra caratterizzante il suo lungo percorso pittorico[93]. Nel fervore della ricostruzione postbellica degli anni ’50 –’60 non mancano certo le iniziative culturali: nel 1951 nasce il C.A.B. sodalizio del Circolo Artistico Bassanese tuttora virtualmente esistente che con grande fervore sorge nei locali dell’ospitale Pick Bar e si propone di aggiornare l’arte locale alle avanguardie e alle più recenti sperimentazioni del contemporaneo promuovendo scambi fra artisti, viaggi, esposizioni in Italia e all’estero e portando a Bassano esempi degli artisti veneti ed italiani più coinvolti nel nuovo travaglio creativo offrendo così occasione di nuove conoscenze non solo agli artisti associati ma alla cittadinanza tutta. Il ruolo del C.A.B. nel suo primo ventennio di vita è stato fondamentale per l’introduzione del contemporaneo nel contesto cittadino sostenuto anche sempre dalla direzione del Civico Museo. Per iniziativa del Circolo, appoggiata anche dagli enti locali, viene indetta la “I Ex Tempore” bassanese sul tema degli aspetti più significativi del nostro centro storico: il successo fu tale che, alla terza edizione nel 1967 si trasformò nel “Premio Pittura Città di Bassano”[94]. Primo presidente è lo scultore Danilo Andreose (Agna (PD) 1922-Bassano 1987) diplomato agli istituti d’arte di Padova e di Venezia, quindi all’Accademia con Arturo Martini e Alberto Viani; rientrato a Bassano apre un laboratorio di marmista-scultore e si dedica all’insegnamento del disegno. La sua lunga carriera d’artista, docente, animatore culturale lo vede impegnato in opere pubbliche dedicate alle forze armate come il Monumento ai Marinai d’Italia datato 1957, riferito all’affondamento di un sottomarino in missione, episodio reale reso con essenziale commotività antiretorica (via Matteotti, cinta di palazzo Pretorio); La Fiamma, 1983, simbolo della costante presenza dei Carabinieri nel quotidiano, espressa in forme biomorfiche caratterizzanti l’ultima fase operativa dell’artista (cortile della caserma di via Emiliani); il Monumento agli Aviatori (1887) in memoria dei caduti dell’Arma, sua opera estrema, formata da un pilastro litico sormontato da due grandi ali bronzee intersecate e collocato in piazzale Trento[95]. Nelle fasi del suo iter operativo il peso di maestri come Martini e Viani viene contemperato nei bronzi dallo studio degli antichi e da un rapporto tattile con la materia; nella pietra la lezione cubista è superata da un progressivo addolcirsi della forma in contrapposizioni che invadono lo spazio o convergono implodendo in simbolismi biomorfi o fitoformi[96]; alla scultura accosta una vasta, interessantissima attività ceramica (fig.36),

36DaniloAndreose

36. Danilo Andreose, Scena con pesca, 1955, rilievo in gesso e terraglia. Bassano del Grappa,  Museo della ceramica, inv. 1658. Uno dei due pannelli decorativi con pesci e crostacei che decoravano la pescheria di Bassano in Piazza Garibaldi.

soprattutto terrecotte e ceramiche policrome che inizialmente aderiscono allo spirito libero e creativo di Romano Carotti (Civita Castellana 1926-Vicenza 1972) (fig.37)

37RomanoCarotti

37. Romano Carotti, Gli arricchiti, 1954. Nove, Museo Civico della Ceramica. La particolare attenzione del ceramista alle problematiche politiche e sociali si esprime in originali sculture ceramiche, sintesi di cultura popolare venata di ironia.

col quale condivise il laboratorio in Angarano. Carotti, bassanese dagli anni ’40, coniugava uno straordinario perfezionismo tecnico con l’aggressività dissacratoria e l’ironia sottile di un originale naturalismo realista, lo stesso spirito che profondeva nell’impegno politico antifascista e partigiano. Al gruppo dei fondatori del C.A.B. appartennero inoltre Andreino Remonato (Bassano 1923-1965) erede della scuola di ebanisteria bassanese con esiti di tale raffinatezza e qualità nell’intarsio da esulare dall’area di “artigianato artistico”; Gino Pistorello (Bassano 1923-1998) il poeta che amò e cantò Bassano e la sua gente, il suo vento e i suoi luoghi, pittore e ceramista, presidente del gruppo vernacolo “Aque Slosse”dal 1985 al ‘95[97]. Oscar Fedetto (Padova 1926-Bassano 1974) giunto a Bassano sullo scorcio degli anni Quaranta, diplomato all’Istituto d’Arte padovano e conseguito il magistero per la litografia e le tecniche a smalto, opera come grafico-litografo e, dal 1964, si dedica alla pittura con linguaggi ispirati all’espressionismo tedesco di “Brücke”; Toni Fabris (Milano 1915-Bassano 1989) allievo all’Accademia di Brera di Francesco Messina, predilige il bronzo al quale riesce ad imprimere con un gioco vorticoso di pieni-vuoti un andamento ritmico e spaziale. Rino Furlan (Bassano 1946-1992), dopo l’Istituto d’Arte di Nove si diploma all’Accademia di Venezia con Giuseppe Santomaso del quale raccoglie il ritmo serrato e la poetica levità in opere astratto-informali ma coltivando nel contempo interessi anche in campo grafico e nella scultura lignea. Umberto Ilfiore (Venezia 1914-Bassano 2003) (fig.38)

38UmbertoIlfiore

38. Umberto Ilfiore,  Bilancia da pesca, 1975 ca. Bassano del Grappa, collezione privata. Importante figura di artista-gallerista (Galleria Ilfiore 1971-1985) ha portato a Bassano momenti ed echi della terza fase della storica scuola pittorica di Burano.

veneziano di origine, partecipa inizialmente alla seconda stagione della “Scuola di Burano”; trasferito a Bassano, alterna attività di gallerista alla pittura costituendo un punto di riferimento per gli artisti locali; le luci, i ritmi, i silenzi della laguna permangono negli straniamenti dei suoi dipinti; Bruno Breggion (Bovolenta (PD) 1924-Bassano 2010) (fig.39)

39BrunoBreggion

39. Bruno Breggion, Situazione in Cornosega (Monte Grappa), 1992. Bassano del Grappa, collezione dell’artista. Dopo un inizio figurativo, l’artista, dagli anni ottanta, volge ad una fase di “silenzi sospesi” carichi di espressionismo surreale.

tra i fondatori del circolo l’ultimo che ci ha appena lasciato, allievo dell’Istituto d’Arte di Padova e dei Carmini di Venezia, specializzato in pittura e tecnica dell’affresco; trasferitosi a Bassano si occupa anche di ceramica e forma con Romano Carotti a Cartigliano il gruppo “Prisma”. Professionista serio e impeccabile evolve il proprio linguaggio in un continuo, solitario colloquio tra la sua coscienza creativa e le cose (sassi, alberi, cespugli, vecchie case) raggiungendo una cifra di “realismo magico” assolutamente personale[98].Alla fondazione del Circolo Artistico Bassanese partecipano artisti locali di rilievo internazionale: Sergio Schirato (Bassano 1924) (fig.40)

40SergioSchirato

40. Sergio Schirato, Configurazione su R/A, 1983. Bassano del Grappa, collezione dell’artista. L’artista giunge alla scultura dopo un’esperienza scenografica che lo ha indotto ad una concezione dello spazio in funzione della percezione di solidi geometrici in tensione.

di formazione veneziana, esordisce come scenografo e decoratore su progetti di Gino Severini; si dedica quindi alla grafica e all’editoria, vocandosi in seguito completamente alla scultura nella quale sintetizza le precedenti esperienze elaborando un linguaggio neocostruttivista nell’uso dei materiali sia convenzionali sia tecnologicamente elaborati. Natalino Andolfatto (Pove 1933) (fig.41)

41NatalinoAndolfatto

41. Natalino Andolfatto, Incontro notturno, 2003. Bassano del Grappa, collezione dell’artista. Educato dagli scalpellini povesi, lo scultore giunge, attraverso un duro tirocinio e lunghi soggiorni parigini, ad una esaltazione materica ed ermetica del marmo assolutamente poetica e atemporale.

nato nella pietra povese, giovanissimo emigra a Parigi e riesce a frequentare l’Ecole des Beaux-Arts mantenendosi col lavoro di scalpellino sbozzatore. Lavora poi nel laboratorio di Ossip Zadkine, lo scultore russo erede dell’avanguardia postcubista e subisce il fascino di Brancusi. Utilizza quindi, nei numerosi rientri in Italia, un linguaggio complesso risultante dal fascino degli archetipi arcaici primitivi coniugati con il lucido razionalismo analitico e scientifico di estrazione cubista e costruttivista in cui la progettualità formale supera il compiacimento tattile in sintesi strutturale[99]. Dalla morte di Andreose (1987) è presidente del Circolo il pittore Vito Pavan (Bassano 1927) (fig.42);

42VitoPavan

42. Vito Pavan,  Miki col basco nero, 1996. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio. Autodidatta, pittore e animatore culturale, a lungo presidente del C.A.B., ha seguito l’evoluzione dei sistemi espressivi della seconda metà dello scorso secolo dallo spazialismo all’informale.

inizialmente autodidatta, si aggiorna sui modelli della pittura europea del secondo dopoguerra con una pittura di segno e colore, organizzata sui fondamentali dell’espressonismo astratto e coniugata ad una sensibilità rasentante l’informale[100]. Enio Verenini (Salò (BS) 1923) della tradizionale famiglia di decoratori, dopo la scuola ai Carmini e il diploma all’Accademia a Venezia si specializza aprendo un proprio laboratorio a Bassano in restauro e pittura nella quale, abbandonando progressivamente la figura, solidifica la forma sostituendo il processo logico con analogico e creando un rarefatto universo di forme geometricamente illusorie. Giuseppe (Boby) Fantinato (Bassano 1940) dopo l’Accademia di Belle Arti a Venezia (dove è stato docente) si dedica, oltre che alla pittura particolarmente alla grafica, alle tecniche incisorie e alla calcografia con un severo lavoro di riflessione sugli elementi costitutivi e strutturali dell’incisione riuscendo ad elaborare uno specifico linguaggio di ricerca. Renata Bonfanti (Bassano 1929) (fig.43),

43RenataBonfanti

43. Renata Bonfanti, Algeria n. 27, 1998. Mussolente,  collezione dell’artista. L’esperienza tessoria, maturata tra Venezia e Oslo, conduce l’artista a ricerche e innovazioni assolutamente originali nelle libere sequenze che danno luogo a cromatismi astratti, classicamente composti.

figlia dell’architetto Francesco[101] che la induce precocemente all’analisi per la collocazione dell’oggetto-arredamento nel contesto spazio-luce-colore, avviandola al concetto di “design”. Studia tessitura con Anna Balsamo Stella all’Istituto d’Arte di Venezia, quindi con Else Halling alla Kvinnelige Industriskole di Oslo; inizia l’attività autonoma di tessitura nel 1954 con una innovativa lavorazione a telaio variando continuamente l’intreccio trama-ordito in modo da ottenere una minuta sequenza di motivi astratti ma nel contempo classicamente compositi con risultati di alta preziosità cromatica e materica che diverranno la sua “cifra” inconfondibile. Disegna per l’industria, segue le nuove tecnologie ma anche continuamente sperimenta sul telaio a mano materiali tessili diversi; nel 1960 ha conseguito l’ambito premio “Compasso d’oro” e nel 1995 il Premio Cultura Città di Bassano[102]. I più recenti associati al circolo sono Luciano Pontarollo (Bassano 1950) di formazione essenzialmente grafica che imposta un suo “reticolo mentale” nel quale coinvolge il passato e l’attuale, la natura e i paesaggi industriali, sezionando e segmentando il vissuto in ordinate schedature razionali; Franco Barbon (Spresiano (TV) 1947) trasferito a Bassano dopo un apprendistato nella grafica editoriale per cui il segno diventa codice capace di indurre, con minimi mezzi, tensioni visive ed emotive; Anna Saugo (Thiene 1931) pittrice, allieva di Bruno Saetti, compagna di studi di Carmelo Zotti, conduce una tavolozza di irruente espressività sollecitata dal colore fauve e tensioni segniche proprie dell’espressionismo astratto americano. Altre iniziative di associazioni artistiche sorgeranno a Bassano negli anni seguenti, ma avranno vita diversa e durata variabile: l’A.C.A.V. (Associazione Culturale Arti Visive, 1988) sostenuta dall’artista multimediale Claudio Brunello (Torino 1954) che esordisce alla Chiesetta dell’Angelo nel 1990 con una collettiva di F. Baggio, C. Brunello, P. Castagna, S. Ferrazzi, G. Grego, R. Marconato, G. Raimondi, A. Riello; il “Laboratorio delle Arti”, 1988 promosso dal pittore Angelo Sartor (Bassano, 1941) cui aderirono gli artisti Giuseppe Pietro Borsato e Aldo Gnesotto[103]. Pur non facendone ufficialmente parte era molto spesso ospite gradito e compagno d’arte del circolo l’allora sindaco Pietro Roversi (Faenza 1908-Bassano 1997) (fig.44)

44PietroRoversi

44. Pietro Roversi, Collina bassanese, 1973, acquaforte. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, dono. La città d’adozione, la Bassano che intensamente curò, viene spesso rappresentata non solo in pittura ma nella tecnica incisoria che apprese all’Accademia di Bologna da Giorgio Morandi.

pittore, insegnante di disegno e di storia dell’arte; diplomato alla Scuola d’Arte Ceramica di Faenza dove stringe amicizia col pittore Franco Gentilini; passa poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ha per compagni Saetti, Minguzzi, Manaresi e come docente di tecnica dell’incisione Giorgio Morandi; dopo il diploma si dedica all’insegnamento in varie sedi e, vincitore di concorso, copre una cattedra a Bassano dal 1953 al 1975. Durante la Seconda Guerra Mondiale, coinvolto nella Resistenza, viene anche arrestato e incarcerato; nel 1945 partecipa alla fondazione delle ACLI vicentine e l’anno dopo è Presidente delle ACLI bassanesi, quindi è Sindaco della città dal 1957 al 1967. Nonostante i pressanti e molteplici impegni politici e professionali non abbandona mai l’attività artistica impegnandosi nelle tecniche dell’olio, della tempera, dell’acquerello, con una particolare predilezione e abilità nei procedimenti incisori; i valori fondanti della fede e della solidarietà emergono nelle opere con gli aspetti del sacro, dell’umano, del naturale nei dipinti di personaggi, scorci e paesaggi della “sua” Bassano[104]. Durante il suo secondo mandato un altro importante evento segna la cultura cittadina: viene costituita l’ ”Associazione Amici del Museo di Bassano” il 12 dicembre 1963 con primo Presidente l’artista Danilo Andreose. 

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